lunedì 7 maggio 2012

Storytelling per la PMI

Vi è mai capitato di dire “La mia vita sembra un film”? Beh, la storia di Patrizio Cappella e di una dinastia – per ora arrivata alla seconda generazione – di autotrasportatori di Osio Sotto, un centro di oltre 20 mila anime nell’hinterland di Bergamo, un film lo è diventato davvero e promette di essere il primo di una serie tv che andrà sul piccolo schermo l’anno venturo. Intanto a proposito di schermi è già transitato su due grandi, quelli delle sale cinematografiche. Un’anteprima in proiezione privata, ma non troppo, a Crespellano nel Bolognese. Eppoi una seconda uscita pubblica in grande stile proprio ad Osio Sotto.
Più che una fiction è un reality. Le macchine da presa hanno bussato alla porta della ACB, l’azienda Autotrasporti Cappella Bruno, offrendo uno spaccato di vita (lavorativa) vissuta. Quello dello “storytelling”, l’arte di raccontare storie, è un filone relativamente recente nell’ambito della comunicazione d’impresa ma multinazionali come Nike, Apple o Microsoft ne hanno già accortamente sfruttato le formule narrative per costruire la propria “corporate identity”. Ora ad applicarle alla piccola e media impresa ci prova l’Open Source Management, società di consulenza aziendale leader nel settore, il cui amministratore Roberto Gorini è sceso in campo in prima persona.
La puntata inaugurale del serial (“PMI, fare impresa con passione”) è stata realizzata da una troupe capeggiata da due videomaker professionali, Stefano Bisulli di Santarcangelo di Romagna e Vulmaro Doronzo di Rimini. Due personaggi di rilievo nel campo dei docu-film. Fra i loro lavori in coppia si segnala un lungometraggio del 2009 che raccontò la singolare storia di una repubblica esperantista spuntata nel ’68 al largo di Rimini, poche centinaia di metri fuori dalle acque territoriali, su una piattaforma di 400 metri quadrati. Il costruttore, un ingegnere bolognese, la proclamò stato indipendente. Un’avventura che durò 55 giorni finché l’Italia non dispose l’occupazione militare e il blocco navale. Il film si intitola “L’isola delle rose” o più correttamente, in esperanto, “Insulo della Rozoj”.

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