venerdì 11 maggio 2012

Stacca la spina

Mamma mormora la bambina
mentre pieni di pianto ha gli occhi
per la tua piccolina non compri mai balocchi
Mamma tu compri soltanto profumi per te



Era il 1929 quando in Italia si cominciò a canticchiare il ritornello di “Profumi e balocchi”, un motivo entrato poi nel repertorio di Nilla Pizzi, Claudio Villa, Luciano Tajoli, Milva e tanti altri. Le fa più o meno il verso “Mommy Facebook Song”, in voga da un anno negli Stati Uniti abbinata ad uno spot di una cinquantina di secondi diffuso da un’associazione che si chiama LogOff e cioè “Disconnettiti”. Si tratta di un accorato appello rivolto alle madri perché non si lascino fagocitare dal popolare social network e giochino un po’ con i loro figli. Insomma il filone è quello della cosiddetta “pubblicità progresso”. La coscienza degli americani è rimasta profondamente turbata da una tragedia consumatasi nel settembre del 2010 in Colorado quando un bimbo di 13 mesi annegò nella vasca da bagno per la colpevole negligenza della madre, che si “baloccava” sul web. La donna, Shannon Johnson, è stata condannata a 10 anni di reclusione.